Moroloja, i canti funebri e le prefiche

Moroloja, i canti funebri e le prefiche

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Rintracciati sia in Griko che nei vari dialetti romanzi della zona, i moroloja sono un'importantissima e antichissima attestazione culturale della Grecìa Salentina.

Cosa sono i moroloja

La parola "moroloja" viene dal greco ("moira": fato, e "logos": parole, discorso = parole sul fato, discorso sul destino). La sua etimologia raffigura perfettamente la solennità del momento che incorniciavano, ovvero l'estremo saluto della famiglia al defunto.

I moroloja, infatti, o canti di pianto, lamenti, venivano eseguiti dalle prefiche al cimitero, dietro commissione delle famiglie.

La funzione del canto funebre ha una grande valenza sociale: da un lato esternalizza l'affetto del committente verso il defunto (la stessa funzione dei fiori che adornano i loculi) e dall'altro esorcizza il dolore, che viene abbracciato e accolto anche dalla folla astante.

L'interpretazione delle prefiche

I componimenti dei moroloja erano tradizione orale, arte della prefica, che li recitava secondo uno schema modulare, adattato alla situazione grazie alle istruzioni della famiglia. La competenza della prefica ingaggiata stava, infatti, non solo nell'esecuzione canora, ma anche nell'affabulazione, nonché nell'interpretazione. Le prefiche erano personaggi dal talento poliedrico, dotate di presenza scenica e talento letterario. Non delle semplici cantanti. Non era raro, quindi, che si comportassero come vedove addolorate, singhiozzando, muovendosi nervosamente ed enfatizzando la disperazione del momento, qualora ad esempio il defunto fosse scomparso prematuramente o in circostanze particolarmente tragiche. Anche scegliere una prefica al posto di un'altra (un'interprete esperta o principiante) aveva una valenza sociale: dimostrava il coinvolgimento economico della famiglia, valore purtroppo apprezzato allora come nella società di oggi.